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Masso Avello della Negrenza
Da Torno ai Massi Avelli, a Piazzaga e alla Pietra Pendula

mappa CMTL: [].
mappa Google: [].
traccia gps.
partenza: da Torno: piazza Caronte.
parcheggio: scarsa possibilità di parcheggio nel paese, l'auto può essere lasciata nei parcheggi esistenti sulla vecchia strada (che raggiunge Perlasca) da imboccare prima della galleria di Torno (venendo da Como), incrocio a sx. Oppure in corriera C30 che parte da Como o in battello.
statistica: [].

itinerario: dalla fermata della corriera di via Cesare Poggi vicino alla chiesa di San Giovanni, si imbocca via De Passeris e subito si prende la via in salita sulla sx [ci sono cartelli che segnalano []]; si imbocca la scalinata, in selciato, a sx che è l'inizio del percorso verso Piazzaga[] []; dopo le ultime case [] la scalinata diventa a fondo naturale, che nei tratti piani, ovviamente, il tracciato è senza gradini [  ]. Si continua a salire sul ripido percorso e si raggiunge una cappelletta votiva [ ], la si supera e si procede sulla mulattiera con a dx muri a secco [] e a sx la affiancano campi e magnifiche viste a nord sul lago. Si incontrano cascinali in rovina [] e si arriva a un arco: la Porta di Travaiana, che faceva parte del complesso di mura che fortificavano Torno, e che andarono distrutte, con tutto l'abitato nel 1522 ad opera delle truppe comasche e spagnole [  ]. Si prosegue in piano, ci si inoltra nel vallone di Travaiana [] e si arriva a un ponte che permette di attraversare l'omonimo ruscello []. Oltre il ponte una cappella votiva [], a dx si continua a salire verso Piazzaga, a sx inizia il sentiero per i Massi Avelli []. Si percorre il sentiero in leggera discesa [], e a un successivo bivio prendere a dx come indica la freccia [] e dopo un breve tratto nel bosco [] si arriva ai rideri delle cascine di Negrenza [] dove c'è il primo Masso Avello. Si prosegue, sempre nel bosco [] e si arriva al secondo Masso Avello. Si continua ancora nel bosco [] e si arriva a un tratto con gradini [ ] che immette nel sito dove è posto il terzo Masso Avello, quello delle Piazze []. Per il ritorno si può percorrere lo stesso sentiero, oppure fare un giro ad anello e si ritorna sulla scalinata per Piazzaga un poco più in alto [  ].


I Massi Avelli: sono tombe a inumazione scavate in un masso erratico di granito serizzo, gneiss o serpentino. Questi reperti sono tipici del territorio comasco e del lecchese ed in nessun altro luogo esistono testimonianze paragonabili. Rimane comunque il dubbio che essi siano dei sarcofaghi, anche perchè non è mai stata ritrovata nessuna pietra di copertura. In questa zona si hanno tre massi: quello delle Cascine di Negrenza [   ], quello di Negrenza (il più grande) [  ] e l'Avello delle Piazze [ ].

Si continua a salire nel bosco percorrendo la scalinata [] e in circa 30 minuti si arriva all'Alpe di Piazzaga con le sue poche case [     ], ma con un crotto per mangiare. Da Piazzaga a Montepiatto c'è una strada intercomunale, ma all'inizio è preferibile (per accorciare il tragitto) prendere un sentiero [] che si raccorda poi con la strada stessa [], che pianeggiante è tracciata nel bosco [], e si arriva a riattraversare il rusciello Travaiana, che qui scende da due versanti opposti dell'omonimo vallone [  ]. Si continua ancora per poco sulla strada [] e si arriva a Montepiatto [ ], un pianoro di case sparpagliate. Lasciata a sx la via che entra in Montepiatto si percorre la strada che scende verso Torno [] e la si percorre per un centinaio di metri; arrivati a un muretto di recinzione di una baita un cartello indica a sx un sentiero per la Pietra Pendula e la chiesa di S. Elisabetta [] si rientra nel bosco e si seguono i numerosi cartelli che indicano il percorso [ ]. A una successiva baita, nel giardino è presente un grosso masso erratico [], proseguendo [] in breve si arriva alla Pietra Pendula.

Pietra Pendula è un blocco di granito ghiandone proveniente dalla Val Masino che imponenti movimenti glaciali ne hanno reso possibile lo spostamento e quì si depositò 50-60.000 anni fa. Poggiato su uno stretto basamento di roccia calcarea locale, molto probabilmente assottigliato ad opera dell'uomo per far risalire il blocco roccioso, in modo da accentuare la caratteristica forma di fungo. Le sue dimensioni sono di 2x4x3 mt, per un peso di 60 t circa [   ].
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