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Civate
Civate è un comune di 3.853 abitanti (densità 425,3 ab/kmq), sorge ai piedi del Monte Cornizzolo e di fronte al Monte Barro; è situato nella Valle Magrera tra lo sbocco della Valle dell'Oro ed il torrente Rio Torto; si trova in provincia di Lecco in Lombardia. Il territorio comunale è caratterizzato da morfologie legate a deposizione fluvioglaciale e fluviale/alluvionale di età quaternaria e presenta un fitto reticolo idrografico di corsi d'acqua naturali.
- Nome Completo:Civate
- Provincia: Lecco (LC)
- Regione: Lombardia
- Denominazione: civatesi
- Altitudine: 269 mt s.l.m.
- Superfice: 9,06 kmq
- C.A.P. (Codice Avviamento Postale): 23862
- Codice Catastale: C752
- Codice ISTAT: 097022
- Prefisso Telefonico: 0341
- Patrono: SS. Vito e Modesto
- Sito del comune: https://www.comune.civate.lc.it/hh/index.php
- Numeri utili, Comune: tel: 0341 213111 - fax. 0341 213350
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Le più antiche tracce umane sul territorio civatese risalgono all’età del rame, con la presenza di insediamenti umani presso il cosiddetto Buco della Sabbia, caverna funeraria con resti d’ossa, utensili e graffiti. I primi insediamenti sono attribuibili a guerrieri/agricoltori Celti che si stanziarono ai piedi del Monte Cornizzolo. Quando i romani si impadronirono del territorio della Gallia Cisalpina il territorio civatese subì l'organizzazione militare romana (come altri territori collinari e di pianura circostanti) per creare una protezione in previsione di eventuali incursioni o invasioni provenienti dalle Alpi. Il territorio comunale era un passaggio obbligato per la via proveniente da Aquileia per cui si assegnò la denominazione di Clavis (chiave) alla località per indicare l'obbligatorietà del transito in quel territorio, che col passare del tempo si trasformò in Ciavate e infine in Civate.
I romani erano presenti in forze a Lecco e si suppone anche nel punto chiave di passaggio presso il ponte sul Rio Torto in località La Santa dove oggi sorge l'oratorio dei Santi Nazario e Celso. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente i Goti assunsero il dominio del territorio, successivamente sostituiti dai Longobardi, che ebbero un ruolo decisivo nella storia di Civate, non solo a livello militare, ma anche per fattori di carattere religioso e culturale, dal momento che, durante l'ultima parte del loro regno, sorgerà il monastero di San Pietro al Monte, come testimoniato da documenti relativi alla sua fondazione. Per molti secoli la storia di Civata sarà legata a quella del monastero ai rapporti con gli abati, l’Impero germanico e gli arcivescovi milanesi. Nel XIII secolo, durante le dispute che videro contrapposti i Visconti ai Torriani, il castello di Civate andò completamente distrutto. Nel 1571 Civate fu visitata dal cardinale Carlo Borromeo. Nel regno d'Italia napoleonico Civate era inclusa nel Dipartimento del Lario.
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Edifici religiosi:
Chiesa dei Santi Vito e Modesto, è la chiesa parrocchiale, già presente nel XII secolo, viene citata nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, scritto da Goffredo da Bussero sul finire del XIII secolo, in cui si legge che essa era filiale della pieve di Oggiono. Viene consacrata alla fine del '400, come oratorio per la preghiera dei pellegrini. All'epoca, poichè una vera parrocchiale non esisteva, si utilizzava quella dei monaci, S. Calocero, per le funzioni religiose. L'abate Benedetto Odescalchi nel 1735, ricostruì completamente la chiesa dei S.S. Vito e Modesto, che divenne parrocchia, e nel 1833 fu completata con la costruzione della facciata. Nel 1971 la parrocchia passò dal vicariato di Oggiono, al quale era aggregata da secoli, al decanato di Lecco. La chiesa, con orientamento est-ovest, è situata nel centro storico di Civate. La facciata neoclassica, ispirata alle opere di Bovara, architetto lecchese dell'800, è lineare e sobria, sormontata da un timpano classico e portale barocco al di sopra del quale si apre una finestra rettangolare e più sopra un'apertura a lunetta. Sul fianco destro, la torre campanaria, a base quadrata, abbellita da lesene angolari, con curiosa terminazione a cipolla. L'interno si compone di un'unica navata, con pavimentazione in marmi policromi; sulla quale affacciano quattro cappelle: del battistero, di San Giuseppe, di San Carlo e della Madonna Addolorata. Al centro della navata è posizionato un putto seicentesco in legno, che funge da leggio. Alla fine delle pareti laterali, sono presenti due grandi pulpiti in legno dipinto uno riservato all’organo, l’altro alla predicazione. L’organo ottocentesco è opera pregevole dei fratelli Serassi di Bergamo. Al termine della navata vi è il presbiterio, delimitato da gradini e porzioni di balaustre in marmi neri, presenta la mensa centrale e l’altare, coro ligneo neoclassico di fine '800 a conclusione.
- Chiesa di San Calocero e Chiostro, la chiesa di S. Calocero, che insieme alla basilica di S. Pietro al Monte costituiva un unico complesso monastico benedettino, sembrano risalire al IX secolo. Il vescovo di Milano Angilberto II (824-859), infatti, avrebbe trasportato a Civate le reliquie del martire Calocero provenienti da Albenga e in tale occasione l'edificio venne costruito o ricostruito. Nel 1484, dopo un periodo di massimo sviluppo, il monastero fu dato in commenda ad abati che intrapresero importanti lavori di restauro. Nel 1556 l'abate Niccolò Sfondrati (futuro papa Gregorio XIV) affidò il monastero agli Olivetani che esercitarono anche l'Ufficio parrocchiale per la comunità di Civate. A partire dalla metà del XVII secolo, la chiesa e il monastero subirono importanti e radicali trasformazioni. In epoca napoleonica, nel 1798, gli Olivetani furono allontanati dal monastero che passò in mani private che lo utilizzarono come magazzino e deposito. Riacquistato da Mons. Edoardo Gilardi fu destinato a casa di riposo per ciechi. Attualmente è di proprietà della Fondazione Casa del cieco Mons. Edoardo Gilardi O.N.L.U.S. La chiesa si affaccia sulla piazza, ha una facciata con protiro e monofore e fu rifatta nella prima metà del '900. L'interno (non visitabile) si presenta diviso in tre navate di uguale lunghezza terminanti con abside semicircolare, il presbiterio profondamente trasformato è in posizione sopralzata. Sotto di esso è presente una cripta tripartita da quattordici colonne centrali in granito; le pareti laterali della cripta riportano sette nicchie con affrescate una teoria di Santi. Lungo le pareti della navata centrale si sviluppa un ciclo di affreschi disposto su due registri e realizzato tra XI e XII secolo. Nel sottotetto della chiesa sono presenti affreschi romanici. Originario del monastero è, infine, il famoso Messale di Civate dell’XI secolo che riporta notazioni musicali; attribuito ad uno scriptorium del luogo, è attualmente conservato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano.
- Chiesa dei Santi Nazario e Celso, è dedicata ai martiri Nazario e Celsio, la storia della loro vita è tramandata interamente dalla tradizione agiografica, la quale antepone la vicenda al I secolo e fa dei due martiri gli evangelizzatori di numerose località dell'Italia settentrionale. Sant'Ambrogio nel 395, trovò i corpi di due martiri, sepolti in un campo appena fuori della città di Milano. La struttura odierna della chiesa presenta caratteristiche tipicamente settecentesche. La facciata si eleva nella parte centrale terminando a cuspide. Alla parte centrale della facciata sono affiancati due corpi laterali, due cappelle, originariamente concepite come ossari, coperte da un tetto a falde che poggia su una linea di voluta, che si interpone ad ammorbidire l’angolosità del passaggio tra i due livelli, raccordandole al corpo principale. Il portone di ingresso, realizzato in pietra, è sormontato da una lunetta ad arco ribassato, in cui è inserita una nicchia creata per il posizionamento della statua della Madonna o di S. Nazaro. Il campanile, a pianta quadrata, presenta in altezza quattro cornici ed è collocato nel punto di incontro tra il corpo della navata e la casa del custode. L'interno (non visitabile) si presenta con un'unica navata ed è suddivisa in quattro campate con volte a botte e presbiterio rialzato.
L'abbazia di San Pietro al Monte è un complesso architettonico di stile romanico, e si trova a quota 630 mt. sulle pendici del Monte Cornizzolo. Si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l’oratorio intitolato a San Benedetto e quello che era il monastero di cui rimangono solo rovine. E' un complesso di origini benedettine, che è senza dubbio uno dei più interessanti della provincia di Lecco e della Lombardia e rappresenta una meta di notevole interesse storico, artistico, religioso. E' raggiungibile solo a piedi, e si trova, circondato da prati, in una radura nel bosco.
Molto poco si conosce delle origini dell'abbazia, che pure un documento rivela come una comunità monastica significativa nell'Europa carolingia, seppur non paragonabile per numero di monaci e ampiezza alle maggiori istituzioni d'oltralpe. La leggenda narra che l'ultimo re Longobardo: Desiderio, vi costruì un cenobio nell'anno 700. Il documento più antico che cita il complesso è del IX secolo, si riporta la presenza dell'abate Leutgario con trentacinque monaci benedettini legati al monastero di Pfäfers in Svizzera. Vi soggiornò il vescovo di Milano Arnolfo negli ultimi anni della sua vita e ivi fu sepolto nel 1097. Il monastero fu distrutto dal Libero comune di Milano in seguito allo schierarsi dai monaci con l'imperatore Federico Barbarossa. Risorse nella seconda metà del XVI secolo ad pera dei monaci Olivetani, che però vennero scacciati durante la Repubblica Cisalpina.
Un'imponente scalinata porta all'ingresso della basilica (la vecchia abside a est), un ampio atrio semicircolare illuminato da bifore, costruito su due piani, uno a livello della chiesa l'altro a livello della cripta che poteva dare alloggio ai pellegrini. I gradini che compongono la scalinata sono in serpentino verde e granito. All'interno la chiesa si presenta come una navata rettangolare con copertura a capriate, alla cui estremità occidentale è presente un ciborio decorato con stucchi semipolicromi. Sui muri è presente un'imponente apparato decorativo di eccezionale ricchezza e complessità, gli stucchi e gli affreschi presenti si connettono tra loro ubbidendo ad un medesimo linguaggio denso di rimandi simbolici alla dottrina ecclesiale, lasciando intuire la presenza di "una mente ideatrice di altissima preparazione teologica. L'altare posto di fronte all'abside occidentale è sormontato da un elegante ciborio in stucco che, nella sua struttura architettonica, ricorda quello più della basilica di Sant'Ambrogio a Milano; è sostenuto da quattro colonne con capitelli sormontati da altorilievi in stucco. Nella sottostante cripta, divisa in tre navate, sono presenti due file di tre colonne; al termine della navata centrale è posto un modesto altare in muratura alle cui spalle si possono osservare, scene riguardanti la vita di Maria.
L’Associazione Amici di San Pietro, nata nel 1975 a Civate, raccoglie un gruppo di volontari che collaborano alla conservazione del complesso monumentale della basilica di San Pietro al Monte e dell’Oratorio di San Benedetto e all’accoglienza dei visitatori. Fondatore dell’Associazione è stato Don Vincenzo Gatti, membro della comunità religiosa della famiglia Beato Angelico, che ha coordinato per oltre cinquant’anni i restauri del complesso abbaziale, offrendo oltre alla sua competenza artistica anche una testimonianza di vita spirituale secondo lo spirito benedettino. La basilica è visitabile il sabato e la domenica e nei giorni feriali solo alle comitive previo prenotazione e solo su disponibilità dei volontari.
Guarda alcune immagini dell'esterno della basilica.
Villa Canali:
è un edificio storico situato nel centro a pochi passi dalla chiesa. Acquistato dal comune nei primi anni Sessanta, è stato negli anni luogo di ampliamento delle scuole medie e sede delle associazioni civatesi. Ristrutturato a partire dal 2012 dagli architetti Renato e Fabio Mastroberardino, è attualmente biblioteca, sito ambulatoriale e centro culturale.
Casa del Pellegrino:
è presente nel centronstorico integrata con altri edifici. Le più antiche testimonianze attestanti l'esistenza dell'edificio risalgono alla prima metà del XV secolo quando, in una minuta notarile, fu menzionato un ospedale, probabilmente identificabile con l'edificio in questione, che apparteneva al monastero di Civate. E' stata in passato, in particolare nell'ultimo scorcio del basso Medioevo, uno "xenodochium", cioè un alloggio gratuito per pellegrini e forestieri diretti a S. Pietro e ricovero per gli ammalati. Ad una delle casate che abitarono l'edificio si deve, tra l'altro, la bella decorazione ad affresco con scene cortesi e di caccia che abbellisce due stanze dello stabile. Il complesso, che si sviluppa attorno a una corte chiusa, un tempo più vasta di oggi, si articola in tre principali settori: quello quattrocentesco, situato a nord, impreziosito da alcune sale affrescate; la porzione centrale, successiva, caratterizzata da ampi saloni con soffitti lignei ed eleganti archi ogivali, che si affacciano sulla corte, e la parte edificata nei primi del Novecento, a meridione.
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