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Bellagio: chiesa Beata Vergine Annunciata

    La fondazione della chiesa di Breno è legata a una leggenda di cui si tramandano due versioni. La più accreditata narra di un signore che viveva nel castello di Bellagio (attuale Villa Serbelloni) all'incirca verso la metà del cinquecento. Costui era traumatizzato salla tragica morte di un suo amico, disarcionato e trascinato dal cavallo per un piede incastrato nella staffa. Per un lungo tempo non volle sapere di cavalcare, ma poi a poco a poco cercò di vincere i timori facendo brevi percorsi, in parte a piedi reggendo le briglie in parte montando nei tratti più tranquilli. Le sue uscite dal castello si limitavano a Pescallo, Oliviero e al massimo a Regatola, ma un giorno volle proseguire e risalì la mulattiera fino a Breno dove l'acqua sorgiva offriva una piacevole sosta. Mentre il cavallo avvicinava il muso alla fonte per abbeverarsi accadde qualcosa nell'albero accanto, forse un ramo si ruppe, forse uno stormo di uccellini in movimento, fatto sta che il cavallo si impennò disarcionando l'uomo. Lo spavento fu tanto ma la caduta non ebbe nessuna conseguenza, il signore era illeso. Accanto alla fonte vide l'immagine della Madonna del latte in una edicola malridotta, attribuì a lei la salvezza e fece voto di costruirle una più degna sede: la chiesa di Breno. L'altra variante della leggenda ha aspetti più fantasiosi: narra che il signore del castello era malato e infermo alle gambe, ma giunto a cavallo alla fonte si sentì miracolosamente rinfrancato. Vide il cavallo chinare ripetutamente il capo in un gesto ossequioso accanto alla fontana, chiamò allora i suoi uomini, fece scavare in quel punto e trovarono una vecchia immagine della Madonna, attribuì a lei il miracolo della guarigione e per ringraziamento edificò la chiesa.

    Alcuni importanti elementi della leggenda hanno un reale riscontro: la costruzione della chiesa verso la metà del Cinquecento per voto a Maria e una sua antica immagine già presente in loco. Il vescovo Ninguarda visita la chiesa alla fine del Cinquecento, dice che è di recente costruzione, non ancora terminata ma oggetto di grande devozione e dedicata a Maria. Secondo la memoria popolare il piccolo affresco della Madonna del latte che sovrasta labside è l'immagine che il cavaliere vide e per la quale costruì la chiesa; infatti durante lavori di ristrutturazione è stato appurato che il blocco di muro dell'affresco è un corpo estraneo al resto dell'edificio: nei secoli passati non conoscendo la tecnica di strappo degli affreschi era uso muovere l'intero blocco. Malgrado evidenti ritocchi l'immagine conserva caratteri di antichità, il soggetto stesso di "Madonna del Latte" ne è un indizio.

    Riguardo l'identità del cavagliere possiamo supporre si trattidi un membro della famiglia Sfondrati, che nel 1539 acquisirono diritti feudali su Bellagio e la proprietà dell'attuale Villa Serbelloni detta il "castello". Molto religiosi, ebbero in famiglia alti prelati e perfino un pontefice, è plausibile che siano stati loro i fondatori della chiesa di Breno. Nel 1857 Visgnola e le frazioni vicine vollero istituire una parrocchia indipendente dalla lontana arcipretale di San Giovanni, elessero questa chiesa a sede creando la "Parrocchia della Beata Vergine Annunciata in Breno presso Visgnola", comprendente le frazioni di Visgnola, San Martino, San Vito, Casate, Scegola e gli abitati a oriente del torrente Perlo fino alla cresta del Monte San Primo.

    Quando divenne parrocchia per adattare la chiesa a questo nuovo uso ne arricchirono gli arredi, per rispondere alle esigenze e al decoro che una parrocchiale richiede, ma gran parte fu a discapito della vicina chiesa di San Martino, spogliata delle migliori opere per portarle a Breno. Questa migrazione di quadri e arredi è la ragione per cui oggi nella chiesa della Beata Vergine Annunciata si ha la più sorprendente collezione artistica della pieve bellagina.
All'interno troviamo nell'abside una bella ancona dorata a molti scomparti, è una pregevole opera di inizio '500, probabilmente proveniente dalla chiesa di San Giovanni. Nella parte centrale Madonna con il Bambino e San Giovannino; nello scomparto a destra il Battista nell'atto di battezzare Gesù e nella figura di sinistra la decollazione; nelle immagini superiori c'è una delicatissima Madonna al centro, sul lato destro San Rocco e Liberale, a sinistra due vescovi;le piccole figure alla base sono i dodici apostoli, il Redentore e due santi vescovi. La mensa dell'altare è stata assemblata negli anni settanta dello scorso secolo per rispondere ai canoni moderni della liturgia; la parte superiore proviene dal cimitero di San Giovanni. Nelle pareti laterali ci sono tele antiche qui trasferite dalla chiesa di San Martino, ma forse originarie di altre chiese: il primo quadro a sinistra è della fine del '400, raffigura Sant'Alberto Magno in cattedra mentre discute sulle divine scritture, sotto San Tommaso D'Acquino e San Bonaventura. Segue un'altra tela quattrocentesca, che ritrae la Madonna in trono che dispensa rose a San Domenico e a San Pietro Martire, quest'ultimo riconoscibile dalla ferita in testa. Ai suoi piedi sono inginocchiati un papa e un sovrano simboli dei poteri spirituale e temporale. Nella terza tela, di qualità mediocre, il Cristo morto con tre angeli. Nel lato destro della chiesa c'è una statua del Gesù deposto, dalle linee piuttosto rigide. Le pareti e le volte della chiesa furono affrescate negli anni 20 del novecento da Luigi Morgari. Il campanile fu sistemato nelle forme attuali nel 1888 dotandolo di tre campane, si ricorda l'antica consuetudine di suonare le campane per scongiurare i più violenti fenomeni atmosferici, in particolare si invoca la protezione di San Grato contro la grandine.

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