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Tra i due rami del lago

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          La Val Ravella

 
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     14 eventi geologici del Sentiero Geologico - G. Achermann

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panorama dalla chiesa di Santa Elisabetta - Montepiatto
Pietra Pendula - Montepiatto
San Primo invernale
fiore di Nevada (Rosa bianca) e ape - sulla Strada Regia
invernale al Monte Ponciv
notturno a Monti di Careno
Molina: figuranti
Sasso Calvarone o Sasso del Diavolo
in cima al Monte Colmenacco
panorama dalla cima del Monte Preaola - dietro il Monte Colmenacco si vede il Sasso Manduino, montagna che domina il Pian di Spagna
dentro il Buco della Nicolina - grotta che si apre al Piano del Tivano
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immagini tratte dall'opuscolo: "La Pietra e l'Acqua" realizzato a cura della CMTL La Val Ravella.

Il Triangolo Lariano è un vero e proprio paradiso per gli appassionati di geologia. Le rocce sedimentarie calcaree, ricordi di antiche scogliere e di fondali marini, i fenomeni carsici, le tracce dei periodi glaciali sono affascinanti testimonianza delle lunghe e complesse vicende che hanno interessato la nostra zona.
Percorrere il Sentiero Geologico della Val Ravella significa tuffarsi idealmente nella storia remota della terra: con un percorso di 90 minuti si ripercorrono le vicende geologiche del nostro territorio, incontrando anche i resti dei suoi antichi abitanti, come i coralli e le ammoniti.


L'ambiente naturale
Il torrente Ravella, affluente di sinistra del Lambro, nasce a circa 1000 mt. di quota sotto la Colma omonima. Il suo bacino idrografico è delimitato, nella parte alta, a nord dalla cresta di Cranno, a est dal sasso Malascarpa e dal Prasanto, a sud dal Monte Rai, dal Cornizzolo e dal Monte Pesora. Il corso d'acqua riceve modesti tributari, il più importante è quello proveniente dalla valle di San Miro. La Val Ravella è dominata dal Ceppo dell'Angua, costituito da una roccia biancastra, la Dolomia a Conchodon. Il torrente ha scavato un alveo profondo e scorre incassato fra ripidi versanti fino a Canzo; sulla destra orografica sino presenti notevoli terrazzi morenici sui quali anticamente furono costruiti le tre "Alpi".


La storia geologica
Il Triangolo Lariano è un'area di notevole interesse per gli appassionati di scienzr della Terra. In particolare il gruppo montuoso Corni di Canzo-Sasso Malascarpa-Prasanto, che delimita la testata della Val Ravella, rappresenta una delle zone geologicamente più complesse delle Prealpi. Il territorio è caratterizzato da formazioni rocciose sedimentarie di origine marina, in cui sono racchiuse numerose tracce fossili degli organismi del tempo. Infatti durante gran parte dell'era Mezozoica (250-64 milioni di anni fa), l'area era occupata dalla porzione marginale di un oceano chiamato Tetide, tra due grandi supercontinenti: uno settentrionale il "Laurasia" e uno australe il "Gondwana". L’area della Val ravella è caratterizzata da rocce sedimentarie carbonatiche formatesi in ambienti lagunari e marini nell’Era Mesozoica (in particolare la Dolomia a Conchodon), deformate da vistose pieghe con andamento est-ovest in seguito ai movimenti orogenetici che hanno portato al sollevamento delle Alpi e modellate nel tempo dagli agenti atmosferici. Le rocce nascondono al loro interno un universo di informazioni davvero incredibile, in esse è presente un codice di lettura che ci permette di addentrarci in un mondo pieno di segretie curiosità. E' così possibile ricostruire l'ambiente di formazione di una data roccia, scoprire se in un certo luogo esisteva in passato il mare o era presente in vicinanza un vulcano o ancora si può determinare a che profondità nella crosta terrestre quella specifica pietra si è formata e addirittura a quale temperatura si è solidificata. Queste vicende spiegano la complessità dell'area Corni di Canzo - Sasso Malascarpa - Val Ravella, e la rendono un ottima palestra per i geologi che, nonostante 150 anni di studi, nasconde ancora molti segreti.


La flora e la vegetazione
Nell'area dei Corni di Canzo - Val Ravella - Sasso Malascarpa si possono distinguere tre principali ambienti: il bosco, le praterie e le rupi. Nei boschi di latifoglie prevalgono le formazioni mesofile con il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), l'Acero montano (Acer pseudoplatanus), il Tiglio (Tilia platyphyllos) e, salendo di quota, il Faggio (Fagus sylvatica), dominante nelle porzioni superiori dei versanti. I pendii esposti a sud sono caratterizzati invece da essenze più termofile (amanti del caldo), come il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l'Orniello (Fraxinus ornus) e la Roverella (Quercus pubescens). Le conifere - Abete rosso (Picea abies), Larice (Larix decidua) e Pino accelsia (Pinus excelsa) - che si trovano fitte lungo il versante alto della Val Ravella, all'interno della Foresta Regionale dei Corni di Canzo, sono tutte di impianto artificiale, effettuato negli anni '60 - '70 del secolo scorso.
Le formazioni erbose, localizzate sopratutto lungo le aree di crinale e nelle porzioni sommitali dei Corni, si stanno progressivamente riducendo per l'avanzata del bosco; in molte zone i prati e i pascoli abbandonati sono stati diffusamente colonizzati da formazioni pioniere a Nocciolo (Corylus avellana), Betulla (Betula pendula) e Salicone (Salix caprea).
Le praterie calcaree, o prati magri, sono ambienti molto preziosi dal punto di vista botanico per la loro ricchezza di piante rare, come la Peonia (Paeonia officinalis), diverse specie di Orchidee e di Genziane, ed endemiche, cioè esclusive di un territorio ristretto, tra cui il Citiso insubrico (Cytius emeriflorus) e l'Aglio di lombardia (Allium insubricum). Anche le pareti rocciose calcaree dei Corni di Canzo e del Sasso Malascarpa, create dai movimenti tettonici e modellate nel tempo dagli agenti atmosferici, ospitano una flora tra le più singolari e ricche di specie endemiche della fascia insubrica dei laghi prealpini, come la Campanula dell'Arciduca (Campanula raineri), l'Erba regina (Telekia speciosissima) e il Raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa). Durante le fasi di espansione glaciale, infatti, queste cime, a motivo della loro altitudine sporgevano dalla massa di ghiaccio, costituendo un rifugio per molte specie dell'antica flora e una zona geograficamente isolata che ha favorito nel tempo la formazione di nuove specie.


La fauna
L'ambiente molto vario presenta una discreta componente faunistica, in cui prevalgono specie legate all'habitat boschivo. Spiccano per ricchezza e varietà i Pipistrelli, sopratutto nella Riserva Naturale del Sasso Malascarpa. Ben rappresentati sono anche gli Uccelli, con il Calandro (Anthus campestris), l'Averla piccola (Lanius collurio), il Succhiacapre (Caprimulgos europaeus), la Coturnice (Alectoris graeca), il Nibbio bruno (Milvus migrans), la Poiana (Buteo buteo), il Gufo reale (Bubo bubo). Per quanto riguarda i Mammiferi, si segnalano il Capriolo (Capreolus capreolus), il Cinghiale (Sus scropha) e , di più recente introduzione, il Muflone (Ovis musimon), con una colonia ormai ben insediata sul Monte Moregallo e dintorni.
Le acque del torrente Ravella rappresentano un ambiente del tutto particolare, ricco di vita animale. Si possono ricordare le larve di alcune specie di Tricotteri o Friganee (i "portasassi"), che si spostano sul fondo in cerca di cibo, protette dai loro caratteristici astucci di sassolini; sono anche presenti numerosi Anfibi come la Salamandra (Salamandra salamandra) e la Rana rossa di montagna (Rana temporaria), nonchè tra i Pesci, la Trota (Salmo trutta).


Bibliografia e riferimenti principali:
  - Liberamente tratto dall'autore del sito dall'opuscolo: "La Pietra e l'Acqua" realizzato a cura della CMTL.
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