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Boschi di Conifere.                                                                        immagine panoramica



Le foreste di conifere temperate sono un bioma terrestre definito dalla lista Global 200 del WWF (un bioma è un'ampia porzione di biosfera, individuata e classificata in base al tipo di vegetazione dominante). Sono diffuse nel mondo nelle zone montuose temperate, con estati calde, inverni freddi e precipitazioni adeguate per sostenere la crescita di una foresta, e sono formate da conifere sempreverdi. In Europa sono presenti nelle: Alpi, Carpazi, nei rilievi settentrionali della Gran Bretagna, nel versante artico delle Alpi Scandinave.

Nel Triangolo Lariano il bosco si estende sul 70% del territorio, e sono in continua espansione, riconquistano i terreni montuosi non più coltivati dall'uomo. Questa è al contempo una buona e cattiva notizia. Buona perchè i boschi sono i miglior filtri per la qualità dell'aria. Cattiva perchè i pascoli verdeggianti che spezzavano la selva fitta erano belli da vedere, un elemento positivo del paesaggio alpino. Inoltre l’abbandono della montagna fa crescere sì il bosco, ma in modo selvaggio e incontrollato, e questo è tutt’altro che positivo. Quando l'economia contadina aveva bisogno del bosco lo curava, oggi non più.

E' noto come la foresta di conifere sia in grado di caratterizzare il paesaggio montano trasmettendo un valore paesaggistico forte, reso forse più famigliare dal fatto che la scarsità del sottobosco lo rende più facilmente transitabile. Indipendentemente dalle specie dominanti, il bosco di conifere presenta una struttura tipo in cui lo strato arboreo è caratterizzato dalla presenza di individui a portamento decisamento colonnare con fusti alti fino a 30 metri negli esemplari adulti. All'interno del bosco è praticamente assente la vegetazione erbacea perchè le chiome non permettono la penetrazione a terra della luce solare e per la forte acidificazione del terreno dovuta alla decomposizione della lettiera di aghi.

Il bosco di conifere della Menaresta è riconducibile a una origine interamente artificiale improntata particolarmente con l'introduzione dell'abete rosso e, in particolar modo, del larice. Entrambi le specie sono tipiche di aerali alpini di quota superiore, dove le temperature sono più rigide. Mai si sarebbero potute insediare naturalmente in questo luogo. Le piante di abete rosso comunque riescono a sopravivere anche al di fuori del proprio areale, occupando in questo caso un orizzonte montano inferiore; si tratta di peccete in forma matura, o di formazioni miste nelle quali l'abete rosso è stato preferito nell'azione di insediamento artificiale rispetto al faggio. Il larice è in grado di insediarsi a livelli alpini con minimi termici molto bassi, per cui nelle Alpi è normalmente presente in alta quota, e rappresenta il limite superiore del bosco in Lombardia, Trentino e Alto Adige. Si comprende così come a pian Rancio non si sarebbe mai insediato spontaneamente. Tuttavia il valore paesaggistico che sa esprimere è talmente elevato che il lariceto di Menaresta è oggi da considerarsi "intoccabile", parte integrante del paesaggio locale, quadro vivente delle più spettacolari colorazioni autunnali.

Foresta regionale dei Corni di Canzo si estende per 450,27, nel comune di Canzo e una piccola porzione nel comune di Valbrona. Corrisponde all’ampia testata valliva del torrente Ravella (affluente di sinistra del Lambro), è presente oltre quota 550 mt. fin quasi alla cima dei Corni. Il bosco è misto, oltre ai naturali insediamenti di Carpino nero, Frassino maggiore, Acero montano, Tiglio e Faggio sono presenti rimboschimenti artificiali di conifere Abete rosso, Pinus excelsa, Larice giapponese frutto di attività selviculturali degli anni ’50 del secolo scorso.

Il bostrico un coleottero di colore bruno-scuro non più grande di 4 o 5 mm, dalla forma cilindrica, nativo delle foreste di conifere dell’Asia settentrionale e dell’Europa. Si rirpoduce nelle conifere ed è attratto soprattutto dal legno di abete rosso (Picea abies). Per riprodursi, il maschio attira le femmine – tramite ferormoni – in una “camera nuziale”: saranno quindi le stesse femmine a scavare nuove gallerie per deporre le uova, tenendo presente che possono deporne più volte in un intervallo temporale di tre settimane. Alla nascita sarà poi la larva a cibarsi del legno, ampliando quel reticolato di gallerie, che provocano la morte della pianta poichè non riesce più a trasmettere la linfa: gli aghi delle piante diventano prima giallognoli, poi rossiccio-marroncini, e cadono nel giro di alcune settimane. Eppure, il bostrico se è un animale endemico: contribuisce al benessere delle peccete (ovvero i boschi di abeti rossi) perché colonizza alberi malati o sofferenti.
Dal 26 al 30 ottobre del 2018, Francia, Italia, Croazia, Austria e Svizzera vengono colpite da un violentissimo uragano, con raffiche di vento estreme e precipitazioni di inaudita intensità: in Veneto, Friuli e Lombardia, oltre che nelle province di Trento e Bolzano: è la tempesta Vaia. Le raffiche di vento superano i duecento km orari e distruggono alcune delle più belle foreste delle Alpi provocando un immenso danno naturale. La quantità enorme di piante sradicate da Vaia, sono rimaste a lungo sul terreno, poichè era impossibile rimuoverle in tempi ragionevoli. La disponibilità di legno abbondante e morente ha trasformato la presenza endemica del bostrico in una “infestazione epidemica”, iniziata nel 2019 ma esplosa a partire dal 2020. Infestazione che non solo non accenna a diminuire, è necessario abbattere e bruciare le piante infette, attività lunga e dispendiosa. Purtroppo, in questo caso non è ancora stato trovato un insetto antagonista che limiti la diffusione del bostrico.


Bibliografia e riferimenti principali:
  - Liberamente tratto dall'autore del sito da cartellonistica della C.M.T.L. presenti nei boschi e dal web.
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